domenica 15 marzo 2020

CORONAVIRUS: L’ATROCE INGANNO - 5 MARZO 2020


Di casualità o di pretesti salvifici, trascendenti o edonistici (ovvero di entrambi;  dalle strutture tribali alle  più complesse aggregazioni sociali),  si è vivificato l’accentramento, escludente, delle categorie (o classi) dominanti . Anche con tumulti di viceversa che hanno alterato il precedente. Plasmandolo sui privilegi/prerogative acquisiti.

Avvenimenti quali le  “le sette vacche grasse e le sette vacche magre”, la piccola glaciazione , le dispute religiose,  le epurazioni dottrinarie: tutte, hanno stimolato, su provocazioni, incontrollabili o indotte,  epocali slittamenti  delle pregustate previsioni del dominio uomo su uomo.

Se non si sottace la ciclicità dei percorsi e della destinazione della natura vivente (in solo giorno un formichiere elimina, dalla specie delle formiche,  300.000 unità) si può ben considerare l’inapropriatezza dei tremiti e delle paure  e dei pianti a fronte  di una  parzialità di perdita demografica della nostra specie.

La specie. Il predominio reiettato, mistificato, della umana consapevolezza vitale. 

Per la continuità della presenza planetaria  nulla muterebbe finanche con la scomparsa di oltre sette miliardi di individui. Grave, di contro,  sarebbe la scomparsa totale per categorie di conoscenza. Ovvero la estinzione di lignaggi etnici e culturali.     

Il tema è ampio. Con implicazioni dei rapporti generazionali, dei filari genetici. Quindi, del se in lutto. Nelle angosce di privazione delle certezze individuali di protezione sentimentale. Nelle paure delle assenze (ma chi soffre l’assenza dei trisnonni?)

L’uomo si stordisce di fronte alle emorragie di morte.  Pure, mentre,  invoca e rinnega -rinnega e invoca-  gli agghiacci che riflettono la sua storia. Nella pratica  delle necessitazioni salvifiche o edonistiche: il “il fuoco dell’inferno”, le persecuzioni,  i genocidi,  le macellerie di guerra.

Nella politica,  come intesa, e nella geopolitica, come articolata –entrambe ieri,   oggi viepiù-  la messa in schiavitù di grandi masse (utili agli equilibri   dei gruppi dominanti -o ai viceversa- ) prolifica su una melassa di ansie terrifiche.

Valutando. Anticipando. Perseguendo. Finalizzando. Gestendo. 

Tra simulazioni e dimostrazioni  (nessuna congettura è impenetrabile) si apprestano pasti di panico. Utili ai nascondimenti di strategie di modificazione degli assetti socio/istituzionali conseguenti al progressivo transito da una società post-industriale ad una società  ad alta tecnologia,  in divenire.

Occorrendo la espropriazione, l’impossessamento, il dominio sui  beni materiali e sui bisogni delle masse. Con lo strumento del panico per scenari apocalittici senza redenzioni. Verso il niente.

Elaborando teoremi di salvezza che implicano o prelievi di risorse organizzati e gestiti dai governi o, comunque,  l’eccitazione ad una autonoma depauperazione dei possessi, da parte di ciascuno,  per l’investimento su una speranza di sopravvivenza.

Cessioni, indebitamenti, annullamenti dei minimi vitali.

In un vortice di appropriazioni legittimate. Di desolazioni di possibilità per gli umili.

Deflagra il mondo delle felicità. E il vortice si  volge al rastrellamento  di una nuova schiavitù. Beneficiata di speranze. Ma,  mutilata di bisogni .

Una brillazione geo/politica si pone al fine di riversare le masse in recinti di olocausti.
Il momento è propizio. L’occasione ne giustifica gli adempimenti solutivi.

L’atroce inganno piega e piaga consapevolezze. Tutto è confuso. Perché tutto vi precipiti.

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