Prede di indecisioni
su direttive precise e opportune - oltre che tempestive e preventive- del Governo.
Prede di
una incessante informazione ondivaga, per alcuni versi temeraria. Che ha avuto
come fine (coordinato o inconsapevole) il fomentare terrore. Panico.
Elementi
convergenti a quel predicato -e falsamente di tono profetico- ”non saremo più gli stessi … tutto non sarà
come prima”. Spargendo il virus, non contenibile, della paura,. E. Con esso. Della
depressione. Dell’allontanamento dalle risorse vitali.
Senza
alternative. Finanche a una economia di mera sopravvivenza. Per i nullatenenti.
Per i creativi.
E poi. Operai.
Artigiani. Autonomi. Piccoli commercianti. Merce da lavoro a poco prezzo.
Tutti. Da sperimentazione. Pasti per imbonitori e
usurai.
Consolidandosi
i distanziamenti. Le abitudini alle solitudini. Le paure verso l’altro. Verso
l’esternazione di emozioni.
Nel
labirinto di una società di separati. Di una società dalle spalle rivolte,
Osservo.
La
conversione in Legge (LG 7/2020)
del DL 161/2019 (intercettazioni) -con
modificazioni-
è passata
sotto silenzio. Nella baraonda di “informazioni” sul covid19.
Nella
formulazione della Legge si evidenza il trasferimento al PM della
facoltà/attività di disporre le intercettazioni e valutare -con personale discrezionalità- l’esclusione, dalle trascrizioni, di frasi a
carattere meramente privato degli intercettati.
Con un
piramide discendente che, partendo dalla valutazioni investigative -anche a
strascico- del PM, può scatenare tramite i trojan (i captatori telematici che
potranno far accedere finanche alle webcam) un vizioso circolo di acquisizione
delle connotazioni intimistiche, con cui si svolge la vita di ciascuno.
L’uso di
droni per il controllo del territorio (sospeso poi il 27 marzo nelle more di “interlocuzioni con l’ Enac … per una corretta
applicazione”).
L’uso
delle cellule telefoniche per mappare movimenti individuali, su spostamenti di
massa.
Il continuo
rinvio, in prosieguo, delle disposizioni di confinamento abitativo per il
contenimento dei contagi -laddove dal 5 marzo (applicando, dal 25 marzo,
l’indice di trasmissione R1,5, anzichè lo R2) i contagiati –probabilmente positivi
asintomatici- assommerebbero ad oggi 30
marzo a circa 9.500.000 per superare i 60.000.000, tra 6/7 gg. A meno che la
matematica e i dati forniti non siano una opinione. .
Proponendosi
una domanda: se la popolazione italiana sarà tutta contagiata a cosa serviranno
le ulteriori, eventuali, misure di contenimento?
Prove di
quella che ho individuato e delineato. Come
“messa
in schiavitù di grandi masse”.
(Nel mio
scritto del 5 marzo: ”coronavirus: l’atroce inganno”. Che riporto in fine.)
Nessuno
può tutelare la Repubblica. Non il Capo dello Stato. Non il Governo. Non le
forze armate e di sicurezza.
Nessuno!
Se non il popolo. I cittadini.
So che la
“rivoluzione in cammino”-da me postulata e auspicata- richiede l’avverarsi per
generazioni.
Ma questo
tempo di dissesti è, pure, tempo fertile per coagulare e rendere operose le piccole
particelle. Che fermentano, oggi, la nostra vita e la nostra condizione sociale
/ istituzionale / partecipativa.
Secondo
consapevolezza. Per una coscienza che verrà nel tempo. Da Socrate a Gesù. Da Giordano
Bruno a Malatesta. Da Eraclito a Nietzsche . Da Marguerite Porete a Louise
Michel.
Corre il
tempo di creare una roccaforte. Di dignità.
Dove
difendere i modi delle nostre relazioni umane. Il nostro essere ed agire. La Res Publica. La sua Costituzione.
E. Questa
difesa è in onere a tutti. A ciascuno. Non con la pietà per noi stessi. Ma.
Nella assunzione di responsabilità etica della invocazione leopardiana “L'armi, qua l'armi: io solo/Combatterò, procomberò sol io.”